Ormai nel settore della gelateria molti si definiscono o vengono definiti “Maestri”. Sull’argomento ci piace proporre quanto scritto nel 2010 da Luca Caviezel nel volumetto “I pochi segreti e le molte virtù del gelato artigianale di tradizione italiana”, spunti di riflessione sul mestiere di gelatiere nel terzo millennio, autori Luca Caviezel e Luciana Polliotti, edito dalla Fiera di Longarone in occasione della 51. Mig.
“Mi piace, con il vostro permesso, andare un po’ indietro nel tempo e fare qualche considerazione sull’evoluzione della figura del maestro nei tempi. Sta di fatto che tutte le popolazioni, fin dall’inizio della civiltà, tanto occidentali che orientali, hanno avuto bisogno dei “Maestri” in grado di trasmettere le esperienze acquisite nel campo delle rispettive specialità alle giovani leve. Esempi luminosi ci vengono riportati dalle piccole Polis greche, dove si affinava il sentimento del bello nelle arti plastiche e figurative e dove si faceva presto a riconoscere i “maestri” che si contraddistinguevano sugli altri per l’eccellenza dei lavori particolari. Così nacquero le “botteghe artigiane” affidate alla fattività del “Maestro” dove agli allievi era data la possibilità non solo di copiare i segreti del mestiere, ma anche di avere il diretto raffronto dei loro lavori con le opere del Maestro. Questa prassi si trasmise di pari passo nel mondo latino, destinato a raccogliere le acculturazioni greche, cosicché anche i Romani ci misero del proprio inventando con le
loro costruzioni l’arco delle condutture d’acqua oppure con le loro strategie militari, le testuggini delle legioni con le quali conquistarono quel mondo antico, in virtù sempre del “magister”, che sapeva trasmettere le proprie esperienze, i propri insegnamenti. Vanno poi menzionati quegli artigiani che hanno fatto grande e ricca l’ltalia del Medioevo dei liberi comuni quando i prodotti delle loro botteghe erano venduti ed apprezzati in tutto il mondo. I tessuti di lino e di lana di Firenze, le ceramiche di Faenza, le seterie di Lucca e di Como, i vetri di Venezia e Murano, l’arte muraria delle più belle cattedrali gotiche in tutta Europa, i famosi Maestri “campionesi”. Ovunque vi erano appunto i Maestri, i Mastri. Poi si affermarono sempre pin i “Maestri cucinieri” delle case nobiliari e dell’alta borghesia, delle comunità religiose, nei monasteri, nei conventi. Così sorgevano, sotto Federico II di Svevia, le corporazioni dei confettieri da cui derivano i Maestri pasticcieri e cucinieri.
II “Maestro” è dunque sempre e solamente l’intelligente depositario di tante acculturazioni del passato. E certamente un personaggio dalle tante sfaccettature brillanti che non si improvvisano e non si inventano in un giorno. E’ un personaggio che dall’approvazione dei suoi consimili ha l’onore di fregiarsi del titolo di “Maestro”. “Maestro”, nella sua originaria essenza, si nasce e non si diventa. Si può diventare “esperti”, “insegnanti”, “professori”. “Maestro” invece è colui che ha la vocazione dell’insegnamento, che possiede quel dono di trasmettere con umiltà ad altri le proprie esperienze coltivando con rispetto ed amore il proprio mestiere, la propria arte”.